Scusa

Entra in casa come ogni volta,
il volto stanco di chi non ascolta
eppure sente tutto quel che lo circonda,
quell’orgoglio di essere una delusione,
e l’orologio che scocca in fretta le sue ore.

Mio fratello ha un problema con se stesso,
non ha mai accettato di non essere diverso.
E corre via, anche senza una ragione,
ma infondo lo sappiamo che qui lui trova solo la sua prigione.

L’ho visto fare una valigia di pensieri,
buttati, accartocciati, ma sempre sinceri,
pungenti e articolati, persi nei meandri
di discorsi mai adattati.

Mio fratello entra in casa poche volte
se gira bene e se non ha le lune storte,
se la parola non tradisce i suoi pensieri
e quell’uomo tace invece di sopprimere i suoi desideri.

L’ho visto a petto gonfio,
tronfio,
ergersi tra il caos di un urlo sordo,
sopprimere la rabbia del suo mondo.

Mio fratello non ha scelta,
etichettato dalla vita come argento
sempre pronto a dare il meglio
senza ricevere che un complimento.

Quel suo letto è ancora sfatto,
mia madre piange sul divano
delle azioni di cui lui non ha mai preso atto,
di quegli sguardi che hanno fatto male piano.

Mio fratello è solo al freddo,
alla ricerca di un posto più sicuro,
e chissà cosa starà facendo
adesso che il cielo è sempre più scuro.

E se domani nuovamente lo vedrò tornare,
incitato da colei che nel suo sonno lo chiamerà,
ti prego,
chiedigli scusa papà.

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