Ci credi che non ho saputo vivere?
Ci credi che io bambina non sono stata mai?
Della vita ho sempre saputo troppo, e quando sai diventi triste perché c’è troppa malinconia in questo universo. Troppe cose che non hai ancora le capacità di affrontare, e allora devi diventare un soldato con una robusta corazza o nasconderti per superare il male che ti sovrasta.
Mi sedevo sul balcone, con le gambe penzoloni, fissando un punto indefinito nel mare o nel terreno sottostante. Una sfortuna guardar giù e sentire la nausea di una paura irrazionale di qualcosa che ti toglie il coraggio di prendere e volare.
La consapevolezza di una fobia che nasce, forse, da un’insana voglia di restare.
Potevo volare, ma avevo paura, potevo andare dove volevo, con in tasca il nulla di quello che ho sempre preferito non avere. C’erano alberi, luci, posti meravigliosi, tutti nella mia mente, e una parte di me non vedeva l’ora di diventarne parte, essere tutto ciò che nelle fiabe è la parte bella, più attraente.
Coraggio. Un solo graffio, qualcuno in più. Il bruciore delle ferite impresse nel tuo più profondo essere, indivisibili da quelle che nessuno mai è riuscito a vedere per quanto fossero evidenti. Squarci invisibili agli occhi di chi non vuole guardare, di chi si ostina a credere di non aver fatto mai alcun male.
Coraggio. Mi manca l’aria, non so andare avanti, ma neanche indietro, ferma in quel punto dove tutti gli sguardi sono su di me, mi guardano, mi ignorano. Sguardi che mi passano attraverso, ed è come se non esistessi se non per quegli istanti in grado di rendermi ancora più fragile.
Coraggio. Vertigini, dolore, mancanza d’aria, rassegnazione.
Coraggio, vivi.