Ti svegli con una melodia in testa, suoni e parole di un passato ormai lontano.
Ore lente come minuti, con la crescente voglia di indossare le cuffie e perderti in quella musica, lasciarti trascinare dai ricordi, tornare un po’ bambina.
Lo schermo si accende, i click del mouse suonano a ritmo mentre le cartelle si aprono, e lei è proprio lì, nascosta da qualche parte tra quelle tracce fatte solo di numeri.
Nessuna esitazione, qualche parte remota della tua memoria lo sa. La freccia punta il file, “doppio click”, e una lacrima si ferma a stento nel sentire ciò che desideravi. La tensione si scioglie, quella voce è la tua casa, quella melodia è cresciuta con te, restando comunque sempre la stessa, una piccola certezza in una vita che cambia le carte in tavola sempre troppo in fretta.
Molte volte il passato tendiamo ad accantonarlo, lasciarlo lì, in quel posto sicuro, protetto da mille altri ricordi, come l’ultimo libro di un’enorme pila di tomi impolverati. Spesso ti sembra di non aver mai vissuto nulla, di essere lì in quel momento e basta. Senti il peso di un vissuto che non riesci a riportare alla luce, se non con grande sforzo, e ti schiaccia, ti crea e ti distrugge.
Passi una vita senza ricordare, fin quando non arriva quel giorno, quel momento, l’istante esatto in cui tutto esplode e torna a galla. Ricordi belli, brutti, ma tutti pur sempre vissuti, sensazioni che non ritorneranno. Non sarai più bambina, non sentirai più quella musica nello stesso modo, non sarai più costretta a trattenere le lacrime per la ferita di un tradimento insignificante.
Tu non c’eri, eppure eri lì. La canzone va avanti e ripensi a quel video, a quelle parole che ti escludevano da qualcosa che avevi realmente vissuto, facendo nascere in te il dubbio che fosse stato solo un sogno.
Il video finisce, sorridi, uno di quei sorrisi finti che da tempo hai imparato a sfoggiare, una maschera che permette di evitare le domande, le spiegazioni, i risentimenti, lasciando che tutto sia come è giusto, come vogliono loro, di una perfetta ipocrisia.
La traccia 6 mi entra dentro, mi percorre per quei 4 minuti, mi fa attraversare emozioni accantonate, ridà loro nuova vita, per poi lasciarle risuonare come un eco nel silenzio della sua fine.