Alba estiva

 

Guardo sorgere il sole impaurita che gli occhi di qualcuno possano notare la mia figura distesa sulla sabbia.

Un respiro profondo, il rumore del mare quasi non lo sento, persa in un mondo che tiene lontani dalla realtà. I miei sensi di colpa, il mio sentirmi soltanto un vecchio peluche abbandonato, tutte queste cose me le conservo per quando il sole scomparirà nuovamente nell’ora azzurro orizzonte.

Mai avevo ripetuto a me stessa di non farlo.

Sempre mi sono svuotata concedendo pezzi di me a chi non meritava, finendo col provare solo una terribile nausea.

Sono qui, distesa, i miei occhi vagano tra la strada, il cielo e il mare, mi chiedo cosa ci faccia io su questa sabbia.
Sono le sei di mattina, è estate ma il sole non brucia ancora la mia pelle semiscoperta, si sta bene.

Quante scuse ci diciamo per non sentirci troppo in colpa con noi stessi?

Sono le sei di mattina, la luce invade tenue la spiaggia, non voglio essere vista da quel nessuno che potrebbe passare.

La mia mente rimugina su mille cose, sul dolore, su quel viaggio fatto poche settimane prima, e va ancora più indietro, a tutti gli errori che hanno fatto stare bene,a tutti gli errori che comunque si sono dimostrati tali.

Chiudo gli occhi, li riapro, è ora di andare.
Il cuore batte a mille, come se avessi ancora sedici anni, con la paura della ramanzina perché si è fatto tardi, ma ora sono grande, nessuno mi dirà che non dovevo farlo.

Guardo il mare ancora, da lontano, gli scatto una foto, per immortalare un ricordo di cui non voglio avere memoria.

Non c’è nulla di più bello dell’alba, del modo in cui illumina le piccole onde che, con calma, si infrangono sulla battigia facendo rotolare quei granelli di sabbia sottile, portandoli con loro, trascinando così anche un po’ di quello che sono nell’abisso più scuro.

Segni che svaniscono col tempo, ma di cui comunque non vogliamo che qualcuno possa vederne mai le tracce, li portiamo dentro, facendoli scomparire alla vista, come il mare che prende ogni cosa e poi la restituisce trasformata. E chissà se un giorno potrò fare lo stesso anch’io, se quello che ho in me potrà trasformare le mie cicatrici in raggi di luce.

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